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20
Aprile

Ponti pericolosi, il cemento non è eterno

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Pubblicato in Attualità

I recenti casi di crolli di viadotti (l'ultimo nel cuneese, ponte finito su una pattuglia dei Carabinieri che hanno fatto appena in tempo a salvarsi)

stanno alimentando il dibattito sulla sicurezza delle infrastrutture ma, al tempo stesso, la preoccupazione che episodi come questi possano ripetersi anche altrove. Ed è così che da un po' di tempo, percorrendo le strade, sotto ma anche sopra i ponti, gli automobilisti avvertono preoccupazioni che pensavano di non dovere avvertire. Mentre a Fossano si indaga per risalire alla qualità del materiale a suo tempo utilizzato per la costruzione del viadotto venuto giù (costruzione che risale ai primi degli anni Novanta, quindi evidentemente piuttosto recente), tecnici ed osservatori invitano tutti a non perdere di vista che la vita di un ponte non è certo eterna. “Il cemento armato – spiega l'ingegnere Giuseppe Di Giovanna - non è un mezzo strutturale che sfida i secoli. Ha, infatti, una vita utile molto limitata. Le strutture in cemento armato vanno demolite e sostituite con nuove strutture dopo un periodo di vita utile che viene oggi stimato in circa 50 anni. Lo sanno bene le nazioni ricche (a partire dagli Stati Uniti) dove spesso si vedono effettuare le spettacolari demolizioni con gli esplosivi”. Insomma: non è detto che un ponte crolli perché magari è stato costruito con cemento depotenziato. No, anche il cemento regolare, dopo anni di sollecitazioni e oscillazioni, alla fine rischia di non riuscire più a sostenere il peso. E ad Agrigento è tuttora chiuso il ponte Akragas, dopo la denuncia di Mareamico, che ha presentato un esposto con tanto di reportage fotografico e audiovisivo che mostrano i segni del tempo sui piloni che sostengono la lunga campata. Dalle nostre parti c'è un ponte chiuso da anni, è il viadotto Cansalamone. Viadotto ritenuto pericoloso anche da una perizia firmata dal professor Mancuso, ingegnere, luminare degli ingegneri che, recentemente, ha rinunciato ad una parte dell'incarico ricevuto a suo tempo dal Comune di Sciacca. Ma se il viadotto Cansalamone è pericoloso, come mai nel tratto sottostante (stiamo parlando della strada di collegamento tra la statale 115 e il porto) si può transitare tranquillamente? È la domanda che la vulgata popolare continua a ripetersi. Facile rispondere che essendo chiuso al traffico la campata smette automaticamente di rischiare di crollare, ma il punto è un altro. Sì, perché i fatti che sono successi (quello di Fossano è il terzo ponte crollato in pochi mesi, negli episodi precedenti ci sono state anche delle vittime) dimostrano che forse la prudenza in questo campo non è mai troppa. Ma sono in tanti a ritenere che il ponte Cansalamone possa essere serenamente riaperto alle auto, e che non sia così pericoloso. A questo scopo il Comune di Sciacca ha pubblicato un bando per manifestazioni d'interesse aperto a professionisti  in condizione di valutare le condizioni statiche e sismiche del ponte. Si tratta di un incarico da 40 mila euro. Il tutto in attesa che si sblocchi l'appalto da tre milioni di euro inserito nel Patto del Sud per la demolizione e la ricostruzione del ponte. Sono in tredici i professionisti che hanno presentato domanda al Comune. Entro maggio l'incarico sarà affidato. Di Paola spera di poter avere il via libera alla riapertura del viadotto, sarebbe politicamente un fatto importante che giungerebbe giusto alla fine della consiliatura. Occorre ricordare che la chiusura del viadotto Cansalamone penalizza un collegamento importante tra il centro abitato e le località balneari della Foggia e di San Marco, una sorta di “tangenziale” il cui sfruttamento decongestionerebbe il traffico cittadino.

Letto 1584 volte Ultima modifica il Giovedì, 20 Aprile 2017 16:54

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