È così che nel suo film “Ecce Bombo” Nanni Moretti pone una questione più o meno amletica passata ormai alla storia del cinema ma dagli indiscutibili contenuti psicologici. In molti ieri hanno pensato a questo dilemma quando Filippo Bellanca si è presentato in Sala Falcone Borsellino e ha preso posto su una delle sedie riservate ai giornalisti. Ha assistito ai lavori da lì. Non poteva farlo da altrove. Né dai banchi riservati ai consiglieri, le persone elette dal popolo per antonomasia, né in quelli destinati agli amministratori.
Sicuramente provato, ma ha ostentato serenità Filippo Bellanca. Quasi a voler far notare che i problemi della città continuano ad appartenergli, malgrado le dimissioni da consigliere (a votarlo sono stati quasi 500 elettori) e malgrado la sua sostanziale defenestrazione dalla giunta. Bellanca dunque c'è stato, probabilmente un segnale forte che ha più un valore di tipo personale che politico. Perché se in politica può essere accettata una certa realtà, sul piano umano questo è sicuramente più complicato. E Bellanca è sul piano umano che ha registrato la delusione più grande. Il segnale è arrivato, e l'adagio morettiano ha confermato ancora una volta una cifra stilistica tutt'altro che secondaria.