il comune ha notificato a quasi 130 persone i decreti che, sulla base di sentenze giudiziarie ormai passate in giudicato, ne ordinano l'esecuzione, attraverso la demolizione di manufatti abusivi realizzati in violazione delle norme edilizie, in zone di inedificabilità assoluta. Atti inviati ai diretti interessati dal 5° settore Urbanistica, quello diretto dall'ingegnere Giovanni Bono. È sicuramente, questa, una svolta importante per il territorio di Sciacca, che giunge dopo le iniziative che hanno riguardato anche altri comuni della provincia, tra cui va annoverato il caso Licata, quello che vide l'ex sindaco Angelo Cambiano sfiduciato al culmine di una fortissima tensione sociale. Adesso bisognerà procedere anche a Sciacca alla demolizione dei manufatti in questione. Messa così sembrerebbe che la città a breve verrà invasa da ruspe chiamate a buttare giù edifici e scheletri in cemento armato. Le cose ovviamente stanno diversamente. In realtà, infatti, tra gli abusi edilizi ci sono anche quelli di modeste dimensioni: tettoie, verandine, piccoli interventi che, tuttavia, non erano previsti dalle originarie concessioni edilizie e, dunque, da eliminare per ripristinare i luoghi originari. Diverse le zone interessate, a partire dal litorale, che anche dalle parti di Sciacca si è rivelata “zona sensibile”. Quel protocollo d'intesa voluto nel 2013 dal giudice Pantaleo conteneva l'impegno da parte dei rappresentanti delle singole municipalità a demolire a propria cura e spese i manufatti abusivi. Ma fino ad oggi di demolizioni da queste parti non se ne sono mai viste. La ragione è facilmente intuibile: i comuni dal punto di vista finanziario sono alla canna del gas. Ma la norma non esclude, addirittura, che in mancanza di intervento il comune possa sia contrarre un mutuo attingendo dal fondo di demolizione per le opere abusive. Ma c'è di più. In mancanza di esecuzione del decreto il comune può subentrare nella titolarità dell'area su cui l'immobile insiste che, dunque, può essere confiscata. Un punto di svolta dunque che va incontro ad un adempimento evidentemente non più rinviabile. In tale direzione già nel 2013 l'assessorato regionale al Territorio e Ambiente aveva fornito specifiche direttive indirizzate a tutti i comuni siciliani. La notifica delle 130 ordinanze di demolizione dunque obbedisce a quest'obbligo.