al Tar di Palermo e al Consiglio di Giustizia amministrativa di Palermo. Il provvedimento, eseguito dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, tende ad accertare, nello specifico, presunte responsabilità dell'ex presidente del Cga Raffaele De Lipsis, uno degli 81 indagati nell'ambito del filone investigativo condotto dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dalle pm Alessandra Russo e Teresa Vetro dove si ipotizzano, tra gli altri, i reati di associazione per delinquere, corruzione, truffa, riciclaggio e false comunicazioni sociali.
I magistrati ipotizzano, in particolare, che il giudice De Lipsis possa avere condizionato ed orientato le decisioni della giustizia amministrativa sulle cause riguardanti Girgenti Acque. Tanto più che, dopo la fine della sua esperienza di alto magistrato amministrativo, De Lipsis fu nominato membro dell'organo di vigilanza interno di Girgenti Acque. I documenti sequestrati dai finanzieri (provvedimenti firmati da De Lipsis) sono adesso al vaglio del pool di magistrati della procura di Agrigento che si occupa delle indagini. Alcuni documenti sarebbero già stati considerati particolarmente interessanti da inquirenti ed investigatori.
Intanto continuano a cadere tegole sulla testa di Girgenti Acque, dopo l'interdittiva antimafia del prefetto Dario Caputo che ha reso necessario il commissariamento della società con la nomina dell'ex manager dell'Asp Gervasio Venuti.
Il giudice Silvia Capitano della sezione civile del tribunale di Agrigento ha condannato la società che gestisce il servizio perchè "il sistema di depurazione dei pennelli a mare è inadeguato". L'impresa adesso dovrà restituire 500 euro, oltre interessi, a titolo di canoni di depurazione ad una residente di San Leone. Per l’avvocato Roberta Zicari, legale dell’utente, si tratta di una sentenza "importante poiché fuga ogni dubbio in merito alla natura dei pennelli, statuendo che non sono un impianto di depurazione e che il sistema tramite pennelli a mare si rivela del tutto inadeguato al corretto funzionamento del servizio". Una tesi simile, sul piano penale, aveva già portato al rinvio a giudizio dei vertici della società al termine di un’inchiesta che aveva fatto scattare anche il sequestro dei “pennelli” per presunti malfunzionamenti.