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12
Dicembre

Ravanusa. Un anno dopo la strage: l'arcivescovo presiede commemorazione alla Chiesa Madre

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Pubblicato in Cronaca

"Anche noi, durante questo anno,

chissà quante volte ci siamo chiesti perché Dio non abbia fermato quella tragedia, e perché non metta fine a tutte le disgrazie della storia umana. Sono domande legittime e necessarie perché ci mettono nella condizione di purificare la nostra fede". E' proprio alla fede che ha ripetutamente richiamato, durante l'omelia svolta nella chiesa Madre a Ravanusa, l'arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano, per la commemorazione, ad un anno di distanza dall'esplosione delle tubature di gas, delle 10 vittime della strage di via Trilussa. 

Commosso, straziato dal dolore, non ha fatto altro che annuire alle parole dell'arcivescovo anche il nonno di Samuele, il neonato morto nel grembo di mamma Selene. Luigi Pagliarello, ieri, aveva lanciato un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinchè sia velocizzato l'iter dell'inchiesta della Procura, "Samuele non ha fatto in tempo a nascere - ha concluso l'arcivescovo di Agrigento - e la sua innocenza è rimasta del tutto incontaminata. Anche noi che l'abbiamo perduta, possiamo recuperarla".

Una vicenda assurda, su cui l'inchiesta della procura di Agrigento è già arrivata ad alcune conclusioni, contenute nella relazione consegnata dagli esperti nominati subito dopo la sciagura. Relazione che indicherebbe nel presunto difetto di una saldatura tra tubazioni del gas la causa dell'esplosione in via Trilussa, che causò 9 morti più il bimbo nel grembo di Selene. Adesso sarà compito della procura andare avanti per cercare di fare giustizia. Sono dieci gli indagati, tra tecnici e dirigenti di "Italgas reti". Gli impianti del sottosuolo di Ravanusa erano stati fatti dalla Siciliana gas, società partecipata dalla Regione.  

Oggi la via Trilussa è l'epicentro di un teatro di guerra, ancora ferito dalla tragedia capitata intorno alle 20,30 dell'11 dicembre di un anno fa. Evidentemente anche per agevolare il corso delle indagini, solo da poco sono iniziati i lavori di ripristino della normalità, in una zona dove la normalità non potrà comunque più tornare. Bisogna demolire gli edifici danneggiati, bisogna fare in modo che questo tratto di centro urbano riprenda la vita che si è interrotta 12 mesi fa. In una situazione nella quale ci sono diverse famiglie che sono tuttora senza casa e che aspettano con ansia la possibilità di risolvere la loro condizione di emergenza abitativa. 

 

 
Letto 227 volte Ultima modifica il Lunedì, 12 Dicembre 2022 12:21

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