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05
Novembre

Maltempo, inizia la conta dei danni

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Pubblicato in Cronaca

 

Fiumi e torrenti straripati, alberi e cavi dell'alta tensione divelti dal vento, persone e cose travolte dalla furia dell'acqua, vie di comunicazione interrotte, frane e smottamenti in ogni dove.

Insomma: peggio di come è andata non poteva andare. Malgrado le allerta di ogni colore, le bombe d'acqua alla fine sono riuscite a seppellire sotto il fango la Sicilia occidentale, arrivando a provocare morte e distruzione. La tragedia delle nove persone annegate dentro la villa abusiva di Casteldaccia è purtroppo il simbolo più drammatico di questi giorni di tempesta. Anche la provincia di Agrigento ha pagato un grave tributo a questa emergenza, con i due coniugi residenti in Germania travolti e uccisi dall'acqua in quel di Cammarata.

 

Sono state ore difficilissime, che hanno registrato anche lo straripamento dello stesso fiume Belice. Quattordici persone ospiti dello stabilimento Terme Acqua Pia hanno rischiato di rimanere intrappolate. A metterle in salvo sono stati i Vigili del Fuoco.

 

E ora, sperando che il peggio sia passato, la conta dei danni rischia di essere infinita. A partire dalle nostre parti, dove la notte tra sabato e domenica è stata particolarmente complicata. Lo straripamento del torrente San Marco ha costretto agli straordinari le forze dell'ordine, la protezione civile e i volontari. Diverse famiglie residenti in un caseggiato della Foggia, completamente allagato sono state invitate a trascorrere la notte fuori per ragioni di sicurezza. Ieri il maltempo ha dato una tregua. Durante le verifiche tecniche sulle scuole il sindaco nel pomeriggio ha firmato l'ordinanza di sospensione delle attività didattiche. La stessa cosa hanno fatto anche i sindaci di Ribera e Menfi. C'era troppa incertezza, infatti, rispetto a condizioni strutturali il cui accertamento richiedeva tempi più lunghi del dovuto. E Sciacca adesso è la città delle transenne. Pare non ce ne siano più a sufficienza per recintare le numerosissime zone franate. Rimane critica la situazione dei ponticelli di Montagna Portolana e Raganella Baiata. A Muciare la zona è isolata, mentre per la via del Pellegrinaggio si sta lavorando per permettere ai residenti di potere uscire di casa. Gli uffici comunali sono all'opera per il piano di interventi di somma urgenza.

 

Non c'è stato territorio rimasto indenne dalla furia dell'acqua, da Agrigento a Santo Stefano di Quisquina, da Castelvetrano a Ribera. Nel capoluogo situazione difficilissima, dove l'ingrossamento del fiume Akragas ha indotto il sindaco Firetto a evacuare una ventina di famiglie dalle loro case.

 

A Menfi, dove già nei giorni scorsi era venuto giù un vecchio edificio, una decina di persone residenti a Lido Fiori, zona completamente alluvionata, sono state costrette a salire sui tetti per evitare di annegare. Nel comune crispino situazione drammatica dopo l'ennesima esondazione del fiume Verdura, che ha causato allagamenti delle campagne. Verdura che ha allagato anche il Golf Resort di Rocco Forte, con danni ingenti, come già avvenne dopo il nubifragio del 25 novembre del 2016. C'è apprensione per lo stato di uno dei piloni che sostengono il nuovo ponte costruito sul Verdura. L'Anas ha assicurato il sindaco di Ribera Carmelo Pace che la situazione sarebbe sotto controllo.

 

A Sciacca lo straripamento del torrente Cansalamone ha confermato la vulnerabilità di un territorio, quello di Sciacca, per il quale occorre accelerare tutte le procedure per la messa in sicurezza, fermi restando i fatti pregressi, tipo gli interventi di cementificazione nei pressi del letto del fiume.

 

Sono stati giorni difficili per le forze dell'ordine. Oltre duecento i carabinieri impegnati nella perlustrazione a ridosso di fiumi e centri abitati. L'esondazione del Platani ha fatto temere per le sorti di un pastore che era stato travolto ma che poi è riuscito a trovare riparo all'interno di un casolare, da dove poi è stato messo in salvo, ritrovato in stato di ipotermia.

 

Un'emergenza maltempo che dunque lascia strascichi pesantissimi, con un territorio che non riesce a fronteggiare le alluvioni. Qualche risultato utile in alcune zone lo si è avuto grazie alla recente pulizia delle caditoie, che ora però sono di nuovo colme di terra e fango che si è indurito. La prima cosa da fare sarà sicuramente quella di tornare a liberare questi tombini. Ma è sempre troppo quello che bisogna fare in una città, quella di Sciacca, che, per dirne una, continua ad aspettare il via ai lavori di pulizia degli argini del torrente Cansalamone. Lavori già finanziati ma non ancora partiti. Superfluo poi sorprendersi se accade l'inevitabile.

 

Letto 444 volte Ultima modifica il Lunedì, 05 Novembre 2018 14:55

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