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17
Luglio

Il nostro omaggio ad Andrea Camilleri

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Pubblicato in Cultura & Spettacolo

Usava storpiare le parole, perché diceva “Io le storie non me le so inventare di sana pianta; ho bisogno di una spinta di verità”.

Raccontava la sua Sicilia in un modo del tutto personale, nuovo, riuscendo a far capire il siciliano pure a chi nell’ isola un piede non lo ha mai messo. Di tanto in tanto citava anche Sciacca, che nei suoi libri aveva rinominato Fiacca. Porto Empedocle, la sua città natale, lui la chiamava, invece, “Vigata”.

 

Ha lasciato un patrimonio culturale immenso Andrea Camilleri, che questa mattina si è spento a 93 anni, all'ospedale Santo Spirito di Roma, dove da giorni era ricoverato. Nonostante l’età e la sopraggiunta cecità, non ha mai smesso di dire la sua, tra libri, rappresentazioni e dichiarazioni pubbliche. Dettava, negli ultimi anni, alla sua collaboratrice Valentina Alferj, tutto quello che avrebbe scritto di suo pugno perché, aveva spiegato: “Da quando sono cieco sto imparando l’umiltà della dipendenza dagli altri”, sfruttando quello che chiunque avrebbe visto come un “problema”, come una marcia più: “La cecità mi ha reso libero”- diceva, arrivando ad immedesimandosi in un altro personaggio senza vista della mitologia greca, Tiresia, che ha portato in scena a Siracusa.

 

A Roma stava persino preparando uno spettacolo che si sarebbe dovuto tenere il 15 luglio alle Terme di Caracalla, dove avrebbe raccontato la sua Autodifesa di Caino. “Se potessi vorrei finire la mia carriera – aveva detto - seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano”. Ed il suo pubblico non lo ha mai abbandonato, facendo il tifo per lui da quando ricoverato in ospedale per problemi cardiaci. In tantissimi, tra personalità dello spettacolo, del giornalismo e della letteratura, ma anche gente comune, non hanno mancato sui social di fargli sentire, in qualche modo, la propria vicinanza.

 

Andrea Camilleri ha fatto conoscere la Sicilia vera, comune, al resto d’Italia. Quella Sicilia che non è solo Mafia, è anche tanto altro. Ha usato un linguaggio nuovo, un mix tra italiano ed una sorta di siciliano a tratti inventato, come dicevamo all’inizio, “storpiato”. Una figura eclettica, non solo uno scrittore, sceneggiatore, regista, un attento osservatore della società sotto tutti i suoi aspetti. Camilleri ha venduto nella sua carriera oltre 30 milioni di libri, tradotti in più di 30 lingue. “Il Commissario Montalbano”, divenuto poi una delle serie RAI più seguite da sempre, è il suo personaggio più conosciuto. Montalbano che non solo risolveva delitti con astuzia, ma rappresentava il suo essere siciliano, la sua terra, non esitando certo a toccare i temi più scottanti.

Ha fatto discutere, nell’ultimo periodo, un episodio iniziato con uno sbarco di clandestini.

 

Vicenda che, pur essendo stata scritta negli anni passati, si è trasformata giocoforza in una evidente critica all’attuale governo, che Camilleri osteggiava con l'arma della cultura, criticando apertamente e più volte il ministro dell'Interno, subendone naturalmente i conseguenti strali. Anche se oggi Matteo Salvini tenta di dare l'esempio migliore alla nutritissima schiera di suoi fan, attraverso un tweet che è un omaggio allo scrittore. Un tentativo per la verità non del tutto riuscito, ma stavolta non è stata per colpa sua.

 

Letto 476 volte Ultima modifica il Mercoledì, 17 Luglio 2019 14:34

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