E’ la condanna inflitta dal Gup del Tribunale di Palermo alla madre della ragazzina costretta a subire atti sessuali tra le campagne di Menfi e Gibellina. Una vicenda terribile, sfociata nel marzo dello scorso anno nell’arresto della madre e di altre cinque persone.
Oltre alla donna sono stati condannati anche i menfitani Vito Campo di 69 anni e Calogero Friscia di 25, rispettivamente a 6 e a 4 anni di reclusione. L’accusa nei loro confronti era di aver commesso atti sessuali con la ragazzina di appena 14 anni. E’ in corso al Tribunale di Sciacca, il processo che si celebra con il rito ordinario nei confronti di altre due persone coinvolte. Si tratta di Pietro Civello di 63 anni, di Gibellina, e Vito Sansone, di 43 anni, di Menfi.
L'indagine aveva preso il via da una intuizione dei carabinieri che ad posto di blocco notturno organizzato sulla Fondovalle Palermo-Sciacca, in territorio di Sambuca di Sicilia, avevano fermato una vettura, dentro la quale c'erano un sessantenne di Gibellina e una ragazzina di 13 anni con la quale l'uomo non aveva alcun rapporto di parentela. I successivi approfondimenti in caserma fecero venir fuori un quadro sconcertante. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo stava facendo rientro a Menfi dopo avere accompagnato la ragazzina in un ovile dove altri due uomini avevano abusato sessualmente di lei. Tutto questo con la piena consapevolezza ed il benestare della stessa madre della giovane. L'uomo fu arrestato, la madre denunciata e la ragazzina accompagnata in una struttura protetta. Le indagini proseguirono fino ad arrivare nel marzo del 2019 ai sei provvedimenti restrittivi .
In carcere finirono la madre della bambina, ma anche il sessantenne gibellinese Pietro Civello (l'uomo che si trovava in auto con la tredicenne la sera di dicembre del 2017) e quattro presunti clienti con i quali la minore, sotto costante minaccia di morte, sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali in cambio di somme cha andavano dai 30 ai 200 euro per prestazione. Determinante è stata la collaborazione della stessa minore durante le audizioni protette, avvenute in presenza sia di alcuni militari specializzati per reati in materia di violenza di genere, sia di psicologi incaricati. La ragazzina ha descritto con precisione il luogo degli incontri, le persone e gli oggetti di arredo presenti nei locali utilizzati per le violenze.