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09
Luglio

Acqua, in ritardo l'ok alla società consortile

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Pubblicato in Attualità

In attesa che lo statuto della società consortile venga esaminato da Sala Falcone Borsellino,

sono appena una decina (un quarto del totale) i consigli comunali che hanno dato il via libera all'atto che dovrebbe rappresentare il viatico per la nuova gestione pubblica dell'acqua in provincia di Agrigento. Tra questi ci sono Montevago e Ribera. Tutti gli altri comuni, invece, sembrano ancora segnare il passo, in una condizione di oggettivo ritardo delle procedure che, aldilà della recente emergenza sanitaria, appare piuttosto rivelatore anche di talune perplessità su uno scenario futuro tutto da decifrare, con troppe incognite. Sì, perché è noto a tutti che la scelta di puntare sulla società consortile è stata adottata sulla spinta popolare. I sindaci, infatti, sarebbero stati orientati a varare una nuova società per azioni che gestisse il patrimonio idrico. Ipotesi che, tuttavia, secondo lo stesso Comitato Intercomunale per l'Acqua Pubblica, avrebbe potuto permettere ad un privato di potersi nuovamente appropriare della gestione dell'acqua. Come dire che uscendo dalla porta sarebbe potuto rientrare dalla finestra. “Sciacca – dice oggi Franco Zammuto al nostro telegiornale – è il comune il cui sindaco è anche presidente dell'ATI, e avrebbe dovuto dare l'esempio in termini di velocità nel licenziare il punto”.

Punto che è dirimente. Un'azienda consortile, infatti, presuppone una partecipazione da parte dei comuni attraverso l'istituzione di una specifica posta di bilancio, da rinnovare annualmente. Vista la fase economica assolutamente deprimente che attraversano le municipalità, c'è da parte dei sindaci il timore di aggravare ulteriormente la condizione delle proprie casse comunali. “Un problema che c'è ma che evidentemente va affrontato, e non certo accantonato o lasciato in eredità ai prossimi amministratori”, dice Zammuto. Tanto più che la scelta di puntare sulla società consortile è stata fatta, e adesso bisogna fare presto.

Il problema più urgente da risolvere riguarda l'attuale gestione commissariale di Girgenti Acque. La società, infatti, rischia il collasso. Dal punto di vista economico l'azienda è piena di debiti, e non sembra più in grado più di garantire nemmeno tutte le manutenzioni, come d'altronde rivelano le numerose perdite idriche che continuano a moltiplicarsi senza che siano possibili i necessari interventi di riparazione.

E tra i creditori più grossi c'è anche Siciliacque, la società costituita dalla Regione siciliana con una partecipazione maggioritaria da parte di un'azienda privata francese che deve incamerare almeno una ventina di milioni di euro. Questione che continua a non fare escludere il possibile scenario di un'irruzione di Siciliacque nella gestione delle acque in provincia di Agrigento, indipendentemente dal fatto che il problema passi sotto l'egida di una società consortile o meno, anche se va detto che c'è un timidissimo tentativo a Palermo da parte della Regione di fare uscire i francesi di Veolia, cosa possibile naturalmente solo attraverso una sostanziosa liquidazione. Insomma: il futuro è un'ipotesi, non si sa se la gestione esclusivamente pubblica da parte della società consortile potrà essere migliore di quella privata di Girgenti Acque. Occorre una partecipazione finanziaria importante da parte dei comuni, proporzionata alla loro rispettiva grandezza. Solo così, però, si potranno sbloccare i finanziamenti tuttora sospesi per il rifacimento delle reti idriche.

Letto 413 volte Ultima modifica il Giovedì, 09 Luglio 2020 13:37

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