Con stupore apprendiamo che dopo un anno di attesa la politica ha gettato la spugna - dichiarano oggi Alfonso Buscemi, Emanuele Gallo e Gero Acquisto segretari provinciali rispettivamente di Cgil, Cisl Uil.
«Nel settembre dello scorso anno, quando l’Assemblea territoriale idrica di Agrigento aveva scelto all’unanimità di puntare sulla Società Consortile per la gestione del servizio idrico integrato, sembrava che tutto potesse filare liscio, hanno scritto oggi i tre rappresentanti sindacali e, invece, parecchi consigli comunali hanno brillato per inadempienza non approvando lo statuto del nuovo organismo e bloccando così il nuovo corso. Un attacco alla politica che trova comodo schivare le responsabilità della scelta che adesso competono al solito commissario ad acta, quello che arriva oggi dai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil per i quali questo sottrarsi al proprio ruolo di suprema rappresentanza degli interessi della collettività stride con il mandato elettorale che i cittadini conferiscono agli eletti con il voto ad ogni tornata elettorale. Non è peregrino chiedersi cosa ci stiano a fare i politici se non producono atti certi e nei tempi dovuti e cosa ci stiano a fare se non determinano le condizioni affinché i loro territori possano prosperare riducendone il peso delle difficoltà quotidiane, hanno aggiunto. La vicenda dell’Ati agrigentina - sottolineano Buscemi, Gallo e Acquisto - rivela un attenuato senso di responsabilità ai tavoli del confronto e non è bastato un anno fa fare sintesi su di un provvedimento strategico, quale il nuovo sistema di gestione del servizio idrico. Adesso si rischia anche di perdere i fondi disponibili e l’auspicio massimo è che il commissariamento risolva i problemi con la massima celerità, concludono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil per i quali rimangono invece i veti incrociati di una politica che sta perdendo di vista il significato del suo vero ruolo.
Le reazioni e i commenti non si fermano qui. Per il Centro Studi De Gasperi di Sciacca, presieduto dall'avvocato Stefano Scaduto, il commissariamento dell’Ati di Agrigento per il mancato aggiornamento del Piano d’Ambito e per la mancata approvazione da parte di 15 consigli comunali dello Statuto dell’azienda Speciale Consortile dovrebbe obbligare il Sindaco Francesca Valenti a dimettersi dalla presidenza dell’Assemblea territoriale idrica. A distanza di un anno dal Consiglio comunale aperto svoltosi a Sciacca il 31 luglio 2019 sul tema della futura gestione idrica nella provincia di Agrigento, che fu realizzato con diretta televisiva grazie ad una raccolta fondi promossa da questa associazione, ricorda Stefano Scaduto, il commissariamento dell’ATI altro non è che il fallimento del Consiglio direttivo della stessa Ati di Agrigento, e segnatamente della presidenza nella persona del Sindaco di Sciacca Francesca Valenti. D’altra parte, continua il centro studi De Gasperi, il rischio che l’Ati venisse commissariata per incapacità di scegliere tempestivamente la futura modalità di gestione del servizio idrico integrato e di completare tempestivamente la lunga procedura, era già visibile un anno fa quando il Sindaco di Sciacca, Presidente dell’Ati idrica, proprio in occasione della seduta aperta del Consiglio comunale non fu in grado di chiarire quale fosse la sua posizione a proposito delle due opzioni rimaste in campo per la futura gestione del servizio idrico integrato, e cioè società per azioni a totale partecipazione pubblica o azienda speciale consortile, e solo per la pressione esercitata da diverse associazioni è accaduto che l’assemblea dell’Ati idrica, prima ancora che il Consiglio direttivo si esprimesse, decidesse a favore dell’Azienda Speciale Consortile. Presidenza dell'Ati accusata poi da Stefano Scaduto di essere stata talmente lenta da meritare una diffida da parte della Regione Siciliana come avvertimento per accelerare i tempi. E invece l’Ati non ha accelerato, e ne è prova il fatto incontestabile che a Sciacca, il Comune guidato dalla Presidente dell’Ati, la proposta per l’approvazione dello Statuto dell’azienda Speciale consortile è stata portata al Consiglio comunale oltre il termine del 31 maggio stabilito per paradosso dalla stessa Presidente dell’Ati in una sua diffida ai vari comuni. Stupisce poi, per Stefano Scaduto, che il sindaco Valenti abbia dichiarato di non provare alcun imbarazzo per quanto accaduto; dichiarazioni che, per il centro studi De Gasperi, rappresentano invece un’offesa all’intelligenza dei cittadini di Sciacca e della provincia di Agrigento. L'avvocato Scaduto conclude chiedendo al Sindaco di Sciacca di dimettersi dalla presidenza dell’Ati idrica di Agrigento.