su una serie di provvedimenti ritenuti necessari per cercare di contenere la diffusione del contagio da Covid-19 in città. Non misure drastriche, pare di capire, almeno non quelle invocate da oltre un centinaio di famiglie che già ieri hanno chiesto formalmente di rinviare l’inizio dell’anno scolastico, previsto per giovedì 24 settembre, seppure alcuni istituti superiori abbiano già iniziato le lezioni la scorsa settimana.
Il sindaco di Sciacca ieri ha sentito il provveditore agli studi di Agrigento e nel tardo pomeriggio avrà un incontro con tutti dirigenti scolastici della città, presidenti dei consigli di istituto e di circolo e responsabili della sicurezza. Vuol sentire le parti in causa, nella consapevolezza che un’eventuale decisione di rinvio dell’inizio delle lezioni e, quindi, di chiusura delle scuole significherebbe assumere un più generale e drastico percorso che rischierebbe di sfociare inevitabilmente in una zona rossa. Non esiste che si blocchi unicamente l’attività scolastica, peraltro disciplinata da altri organi competenti, ossia Regione Siciliana e Ministero dell’Istruzione. Insomma, Francesca Valenti sentirà tutti, ma pone già un freno a provvedimenti traumatici che, dice, avrebbero effetti pesantissimi sull’economia e sulla vita sociale della città.
I contagi ci sono, la situazione è preoccupante, ma un sindaco non può e non deve assumere decisioni così importanti facendosi influenzare dall’emotività o dalle richieste più o meno pressanti che arrivano da parte della comunità, ha evidenziato Francesca Valenti, annunciando comunque che alcune limitazioni ci saranno e saranno contenute nell’ordinanza che dovrebbe essere emanata domani mattina.
In questa fase, pare di capire che il sindaco di Sciacca sia orientata a trovare una sorta di compromesso, qualora possibile. E così, l’ordinanza dovrebbe prevedere, ad esempio, l’obbligo della mascherina non solo all’interno dei locali pubblici, ma anche all’aperto, con relative sanzioni per chi non si attiene. Controlli ancora più serrati da parte delle forze dell’ordine. E, ancora, la chiusura anticipata delle attività commerciali, luogo di ritrovo serale e notturno, il divieto ad una certa ora di vendita di alcolici, l’obbligo di censire i clienti o di effettuare solo consumazioni al tavolo. Sono solo degli esempi, solo indicativi, di un provvedimento che sarà nero su bianco solo nelle prossime ore e la cui efficacia passa, comunque, dalla responsabilità del singolo.
E’ innegabile che si tratta di limitazioni che traggono origine da comportamenti che, purtroppo, nonostante l’elevato numero di persone attualmente positive e i tanti in isolamento fiduciario, continuano a persistere. Il distanziamento e la mascherina, due regole semplicissime e facili da rispettare, non fanno ancora parte delle abitudini quotidiane di ciascuno. Sono gli stessi titolari delle attività commerciali a riferire di dover riprendere costantemente quanti pretendono di entrare all’interno delle attività senza mascherina. Insomma, la città dei Perollo e dei Luna, anche sul Covid è divisa tra chi ritiene di poter e dover fare tutto, anche quello che non è consentito o fortemente sconsigliato, e chi, invece, invoca chiusura di scuole, se non un nuovo lockdown cittadino.
Tra il bianco e il nero, ci sono state sfumature e soprattutto ci deve essere tanto equilibrio.