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26
Maggio

No di Messina ai confronti in tv: ma si possono sezionare i temi di un dibattito?

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Pubblicato in Attualità

In considerazione del carattere di Ignazio Messina

e della sua proverbiale capacità di farsi scivolare addosso le polemiche, ha suscitato una innegabile sorpresa la sua decisione di non partecipare più a confronti pubblici con gli altri candidati a sindaco. Una decisione che, stando a quanto si è appreso, trarrebbe spunto dal dibattito di domenica scorsa (il primo, peraltro), a proposito del quale Ignazio Messina ha sostanzialmente detto di avere ravvisato da parte dei suoi avversari più attacchi personali contro di lui che proposte programmatiche per il futuro della città di Sciacca. Impostazione che evidentemente non lo vede d'accordo né tanto meno disponibile ad altri confronti. La questione ovviamente ha già generato un ampio dibattito (soprattutto sui social) tra favorevoli e contrari, categorie che poi naturalmente coincidono con i sostenitori da una parte e i detrattori di Messina dall'altra. Matteo Mangiacavallo ha già commentato sulla sua pagina Facebook la decisione di Messina, definendola gravissima e offensiva nei confronti dei cittadini. Fabio Termine invece non ha ancora commentato. Il Messina-pensiero suscita comunque inevitabilmente delle riflessioni. Vi proponiamo sommessamente la nostra.

Si sa da sempre che in una campagna elettorale le regole non scritte sono molte di più di quelle stabilite. È evidente che Messina non possa essere costretto da nessuno a fare una cosa che non vuole fare. Peraltro, in base alle norme sulla parità di accesso alle tribune elettorali, in caso di ulteriori futuri confronti pubblici ha già fatto sapere che indicherà un assessore designato o una personalità vicina al suo progetto politico. Ma lo spirito stesso della legge sull'elezione diretta dei sindaci (che Messina sperimentò tra i primi in Italia nel 1993) stabilisce un indiscutibile accentramento del ruolo politico nei confronti di una singola persona. Tanto è vero che gli assessori sono nominati e delegati dal sindaco, che non a caso, come è noto, ha anche la facoltà di rimuoverli. Ecco perché, pur riconoscendo all'avvocato Messina il legittimo diritto di non partecipare più ai confronti pubblici con i suoi concorrenti, l'idea di farsi sostituire da qualcun altro ad un dibattito nel quale sono chiamati a partecipare coloro che riceveranno direttamente il voto dei cittadini, e non i loro sostituti, suscita qualche perplessità, sia sul piano giuridico, sia su quello politico. Ed è quest'ultimo il punto più significativo dell'intera questione. Ritenere che Messina abbia “paura” del confronto con i suoi avversari non è oggettivamente verosimile. È probabile piuttosto che consideri il confronto dannoso per la sua candidatura per altre dinamiche. Sui contenuti del confronto non è certamente possibile sezionare con il bisturi del chirurgo ciò che debba o non debba far parte di un dibattito. Guai se fosse così. Il tema è dunque di merito, non certo di metodo. Il confronto tra i candidati è uno dei capisaldi di ogni campagna elettorale. Un tempo, quando non c'erano le televisioni, i concorrenti se le cantavano direttamente e indirettamente dal palco del comizio, con l'attacco di chi aveva la ventura di parlare per primo e la replica di chi, sostituendo bandiere e cartelloni, veniva dopo. Se le polemiche riguardano dignità personale e fatti privati e professionali, allora ha ragione Messina; se invece investono ruolo pubblico rivestito (è quello che interessa ai cittadini) e alleanze politiche sancite, allora è possibile dire che nella storia (anche in quella recente) ne abbiamo viste di tutti i colori.

Letto 680 volte Ultima modifica il Giovedì, 26 Maggio 2022 12:20

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