che la notte tra il 10 e l'11 novembre 2021 devastò il territorio saccense. Esondazioni di torrenti, frane stradali, allagamenti, attività commerciali pesantemente danneggiate, tombini saltati, auto inghiottite da voragini di fango: un territorio che mise in luce in maniera drammatica tutta la sua vulnerabilità idrogeologica. Quella stessa vulnerabilità che purtroppo continua ad emergere ancora oggi. Dopo quella notte niente è stato più lo stesso. Ad ogni nuovo temporale infatti la gente si ritrova in preda al panico a trattenere il respiro. La devastazione quella notte registrò il suo punto più alto nella zona della Foggia, dopo le esondazioni dei due torrenti, che videro la popolazione residente nuotare (e rischiare la vita) tra le strade completamente invase dall'acqua. E a distanza di un anno, con in mezzo il recente ennesimo straripamento del torrente San Marco, non una canna è stata tagliata e non un sasso è stato rimosso dal greto di quello stesso torrente. Dove si attende ancora la più volte annunciata pulizia dell'alveo da parte dell'Ente Sviluppo Agricolo. Un residente ha fatto notare alla nostra redazione che i tempi della burocrazia lontanissimi dai tempi del cambiamento climatico.
La situazione 12 mesi dopo purtroppo continua a presentare ancora ferite aperte, soltanto simboleggiate in maniera plastica dallo stato in cui continua a versare l'edificio di via Lido le cui basi si sono sbriciolate. Famiglie ancora fuori casa, dopo che la propria palazzina fu travolta dal muro di contenimento, e oggi da quelle parti si deve transitare con un senso unico alternato. Oggi su Facebook Giovanni Di Vita, uno dei residenti di quell'edificio evacuati per ragioni di sicurezza denuncia: "siamo ancora in attesa di una soluzione che riporti indietro il tempo a quella maledetta notte, in questo lunghissimo anno siamo stati sottoposti a prove durissime, sono trascorsi 365 lunghissimi e lentissimi giorni tra polemiche, speranze, delusioni ed amarezze. Oggi - aggiunge Di Vita - siamo ancora lontani dalla risoluzione dei gravi problemi strutturali. Abbiamo incontrato amici veri ma istituzioni locali e regionali sorde e mute, con amministratori e tecnici sempre pronti a rinviare le scelte da fare. Ci siamo sentiti soli ed abbandonati dalle istituzioni. Ci sentiamo dentro un incubo ancora senza fine. Siamo certi - osserva ancora - che le responsabilità prima o poi verranno accertate e chi oggi è colpevolmente silenzioso pagherà per le sue colpe e per i ritardi". Famiglie, quelle residenti in questa palazzina, che hanno atteso risposte mai arrivate, e che ora sono sul punto di decidere (dopo un anno è perfino naturale che accada) se dovranno rivolgersi al tribunale affinché vengano riconosciute responsabilità e risarcimenti materiali e morali.
Tutto questo accade mentre c'è ancora chi si ostina a dire che i cambiamenti climatici sono un'invenzione, in un momento nel quale le istituzioni non riescono a fare fronte alle necessità che incombono, con una protezione civile regionale che non riesce a fronteggiare tutte le emergenze che si presentano, e con istituzioni che nel frattempo hanno solo saputo provvedere a far nascere solo un altro ufficio, quello a cui è stato dato l'ennesimo nome altisonante di "autorità di bacino". Per il resto i cambiamenti climatici non possono che essere fronteggiati soltanto con la paura e le preghiere. E questo non è più accettabile.