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Luglio

Agrigento. Pronto soccorso nel caos, medici paventano dimissioni

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Pubblicato in Attualità

Non c’è pace per l’ospedale di Agrigento. Il San Giovanni di Dio è letteralmente nel caos

e il clima, giorno dopo giorno, si fa sempre più incandescente. I pazienti sarebbero sparsi lungo i corridoi e senza un'adeguata gestione clinica. Le condizioni di salute dei malati peggiorano, i ricoveri aumentano a fronte di una dotazione organica esigua.  Lo scorso 10 luglio il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento, il dottor Sergio Vaccaro, di Favara, si è dimesso polemicamente “per – ha spiegato – ingestibilità del reparto a causa di gravi carenze di personale e a fronte dell’inerzia degli organi preposti a rimediare”. Il commissario dell’ASP di Agrigento, Mario Zappia, si è rivolto ai colleghi di Vaccaro al Pronto Soccorso per trovare un sostituto ma tutti hanno risposto picche. E allora da Ribera, dal Pronto Soccorso dell’ospedale “Fratelli Parlapiano”, è stato prelevato il primario Giuseppe Spallino che è giunto ad Agrigento, è entrato al Pronto Soccorso, si è reso conto di quanto accade, e ha telefonato al commissario Zappia per rinunciare all’incarico. Il passo indietro di Spallino e quello di Vaccaro con annessa polemica potrebbe causare un effetto domino, ovvero le dimissioni di massa di altri medici dell’ospedale. I camici bianchi, quelli del Pronto soccorso, stremati fisicamente e spremuti psicologicamente, lamentano una situazione divenuta ormai insostenibile. Uno scenario forse ben più grave di quanto realmente si pensasse. Alcuni di loro hanno deciso di mettere nero su bianco, indirizzando una missiva ai vertici del nosocomio, le preoccupazioni per il presente ed il futuro del Pronto soccorso. Uno scenario che gli stessi medici definiscono da ospedale di guerra le cui condizioni di sofferenza sono addirittura superiori al periodo della pandemia di Coronavirus.  Anche il fenomeno migratorio, con decine di pazienti provenienti dall’hotspot, provoca ritardi e sovraffollamenti e, in alcuni casi, non è neanche possibile l’isolamento in sicurezza di persone potenzialmente infettive. I medici si dicono preoccupati per le gravissime criticità in atto e, come detto, non sono da escludere gesti eclatanti come le dimissioni. Nella missiva si suggeriscono alcune soluzioni, alcune delle quali davvero “estreme”, come l’intervento della Protezione civile con l’allestimento di un Pma, un posto medico avanzato dove sistemare i pazienti.

 

Letto 395 volte Ultima modifica il Mercoledì, 26 Luglio 2023 12:16

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