gli equilibri numerici (e quelli politici) all'interno della coalizione che amministra la città di Sciacca hanno subito una modifica sostanziale, che si inserisce a pieno titolo nelle trattative in corso volte a modificare gli assetti in giunta. Inevitabilmente i Dem, che dalla nomina di Fabio Leonte al posto di Francesco Sabella hanno assunto una posizione assai critica nei confronti di Fabio Termine, invocano quella che in politichese normalmente risponde al nome di 'maggiore visibilità'. Tradotto in soldoni: chiedono una presenza in giunta più sostanziosa: tre assessori al posto di due.
E così, oltre alla vicesindaca Valeria Gulotta, e a colui (o colei) che dovrà sostituire Antonino Certa, al primo cittadino si chiede un terzo posto nella giunta che faccia riferimento al Partito Democratico. Il segretario cittadino Giuseppe Palagonia, fedelissimo del capogruppo all'Ars Michele Catanzaro, avrebbe chiesto a Fabio Termine di fare posto ad un terzo assessore Dem estromettendo uno dei due rappresentanti di Mizzica (Dimino o Sinagra). Richiesta alla luce del fatto che dopo l'addio di Modica la lista fondata dal sindaco è oggi rappresentata in aula soltanto da Daniela Campione. Anche la lista Fabio Termine Sindaco, dopo l'addio di Giuseppe Catanzaro, si è ridotta ad un solo rappresentante, nella fattispecie Alessandro Curreri, che però si candidò in quella lista in quota Movimento 5 Stelle, di cui fa ancora parte.
Conclusione: la lista fondata dal sindaco è oggi rappresentata in aula dalla sola Campione. Curreri che, non è un mistero, da mesi sarebbe in procinto di entrare in amministrazione, e che per farlo è disponibile perfino a mettersi in aspettativa dalla sua attuale sede di lavoro toscana. Ma le bocce sono tuttora ferme, perché Curreri non ha alcuna intenzione di dimettersi da consigliere comunale per fare posto alla prima dei non eletti, l'ingegnera Debora Piazza. Da settimane si sussurra che dovrebbe entrare in giunta in luogo di Salvatore Mannino, ma ancora non se n'è fatto niente. Mannino fu nominato assessore da Fabio Termine nell'ambito di un'intesa pre elettorale che lo vide rinunciare ad una candidatura a sindaco per evitare di parcellizzare l'offerta politica del centrosinistra, concentrando così le forze su un unico candidato. Al momento però l'assessore alla Cultura continua ad essere al suo posto.
Intanto il Pd rischia di rimanere ostaggio della sua stessa regola, quella dello scorrimento della lista, che al momento avrebbe impedito di sostituire Certa. Sì, perché i consiglieri comunali in carica Ruffo e La Bella, per ragioni diverse, non sono disponibili ad assumere la carica di assessore e, di conseguenza, naturalmente non si dimetteranno da Sala Falcone-Borsellino. Eppure il loro partito chiede altre due posizioni in giunta. Si sta concretizzando, nelle ultime ore, l'ipotesi di proporre a Fabio Termine il nome dell'attuale segretario provinciale Simone Di Paola. Un'indicazione nello spirito iniziale dell'allora segretario cittadino Gianluca Fisco che, come è noto, avrebbe poi deciso di lasciare la poltrona prediligendo una scelta professionale. Fabio Termine continua a prendere tempo, provando anche qualche contromossa che, però, al momento non è riuscito a concretizzare. Mentre è stato costretto a sospendere la nomina del nuovo dirigente del settore Affari generali con il meccanismo dell'articolo 110 dopo che il Pd ha evidenziato che quella nomina stava avvenendo senza alcun coinvolgimento delle forze che comprendono la maggioranza.
C'è la sensazione prevalente che il sindaco sia stato indotto ad entrare in un cul de sac, un vicolo cieco politico insomma. Per poter provare ad uscirne, e questa ipotesi non dispiacerebbe al Pd, ci sarebbe un azzeramento della giunta e la nomina di un nuovo esecutivo. Con una metodologia però un po' più seria, non certo come accaduto ad Agrigento, dove l'azzeramento è stato una farsa.
Quello che sta accadendo a Sciacca è comunque l'ennesima bagarre politica, nella quale perfino un sindaco che negli intenti avrebbe voluto cancellare il passato, si è venuto a trovare. Il nostro Telegiornale ha sempre evidenziato che la guerra è iniziata dopo la nomina di Leonte, che non si è voluto dimettere da consigliere comunale (e, stando a quanto si apprende, va ripetendo ai suoi amici di avere fatto la cosa giusta). Un quadro politico che, naturalmente, non può che alimentare un'opposizione che mette in evidenza come l'amministrazione sia più impegnata al gioco delle poltrone assessoriali piuttosto che ad amministrare la città. Non che nell'opposizione tutti vivano d'amore e d'accordo, come d'altra parte rivelano le divisioni sulla proposta di mozione di sfiducia firmata da Blò e Brucculeri. Ma, come correttamente più volte evidenziato dai rappresentanti più in vista dello schieramento avversario di Fabio Termine, non sono loro che stanno amministrando la città.