Può dirsi chiuso con queste parole, pronunciate dai deputati regionali Di Paola e La Vardera, il caso generato dall'invito loro rivolto dal collega di Sala d'Ercole Carmelo Pace a tenere una conferenza pubblica all'interno del calendario di un corso di formazione politica a Ribera già iniziato nei giorni scorsi con il primo incontro tenuto dal leader della Dc Cuffaro. Un caso che, proprio attorno alla figura di Cuffaro, ha catalizzato l'attenzione generale nei giorni scorsi, riscaldando il clima della politica. Al centro della diatriba: la qualità del confronto politico e, di rimando, il tema secolare di quella presunta censura che abbaglia chi pensa di subirla, e sorprende (apparentemente) chi viene accusato di esercitarla.
Ma riepiloghiamo brevemente i fatti. Nella Ribera ormai diventata "caput mundi" del redivivo mondo democristiano, già candidata con due feste dell'Amicizia nel carniere a diventare la Rimini dei cuffariani, l'ex sindaco Carmelo Pace, oggi capogruppo della Dc all'Ars, aveva stilato un programma di diciotto conferenze, con alcune delle firme più importanti della politica siciliana, di varia estrazione. Il pentastellato Nuccio Di Paola era in calendario il 23 maggio, all'ex Iena Ismaele La Vardera sarebbe toccato parlare invece il 5 settembre. Le loro condizioni però erano state chiare: avrebbero detto pubblicamente quello che pensano, ovverosia che quello di Cuffaro è l'antitesi della loro visione di una politica virtuosa. Un modello che avrebbero definito fallimentare. Lo avrebbero fatto dunque, sostanzialmente, nella stessa casa di Cuffaro. Insomma: Come dire che avrebbero parlato di corda in casa dell'impiccato.
Ma gli annunci di Di Paola e La Vardera hanno indispettito Carmelo Pace. "Stanno subendo attacchi per avere accettato il mio invito, ma per giustificarsi stanno reagendo in maniera eccessivamente cruenta", ha detto il capogruppo della Dc a Sala d'Ercole. Il quale, al culmine di quella che in poche ore si è trasformata in un'altalena tra invito confermato e poi revocato, si è cosparso il capo di cenere, scusandosi con Totò Cuffaro e con gli iscritti al suo partito per il linciaggio che stavano subendo. "Invitare La Vardera e Di Paola è stato un mio errore, chiedo scusa anche a loro stessi". Ad ogni buon conto Carmelo Pace ha spiegato che aveva chiesto, a tutti gli invitati al corso di formazione politica (tra di loro anche il presidente dell'Antimafia Cracolici, il capo dell'Ars Galvagno e, naturalmente, a conclusione, il governatore Schifani), di parlare della politica dal proprio punto di vista, della propria esperienza partitica, delle diversità, non di offendere gli avversari, tantomeno di offendere il suo leader.
"Saremo felici di ascoltare le dottrine politiche diverse e distanti dalla Democrazia Cristiana, le offese francamente no, né per Cuffaro ne’ per altri. Chiederò personalmente a Di Paola e a La Vardera - aveva detto nelle scorse ore Pace - di evitare di partecipare. Il confronto - aveva aggiunto Pace - è il sale della politica, il linciaggio mediatico - per un mio personale errore - invece no". Così parlò Pace. Ma poco dopo, nel cogliere un atteggiamento a suo dire vittimistico dei due invitati scomodi, ribadendo che sarebbero stati i benvenuti al corso di formazione politica, nel segno della libertà di espressione, Carmelo Pace aveva rinnovato l'invito. Ma nelle scorse ore la fine dei giochi: "Eravamo stati chiari: la nostra lezione al corso di formazione politica avrebbe ribadito il fallimento del cuffarismo. Da quel momento abbiamo iniziato a registrare insofferenza rispetto alla nostra partecipazione, fino alla richiesta di non andare più. Adesso ennesima piroetta, dopo che hanno capito di aver fatto una figuraccia? No grazie", concludono Di Paola e La Vardera. Chiosando: "Non andremo mai in un posto in cui non mi viene garantita la libertà di espressione".