come il consigliere Simone Di Paola ha affermato, ma anzi raccoglie il comune sentire della città, che ormai è diventato dilagante.
È questo, all'indomani dell'intervista alla nostra emittente del capogruppo del Partito Democratico, il tono della replica diramata dai gruppi consiliari che compongono lo schieramento opposto a quello che sostiene l'amministrazione guidata da Francesca Valenti.
Per il centrodestra il consigliere comunale del Partito Democratico Simone Di Paola dimostra ancora una volta tutte le sue contraddizioni. “Ci accusa – sostengono i consiglieri - di essere litigiosi e di fare sempre polemica, ma è lui che con la sua intervista, e in maniera del tutto gratuita, che è intervenuto nel dibattito politico con una vera e propria provocazione”.
Un'intervista, quella di Simone Di Paola, che per il centrodestra richiama quello che poi viene definito “il perfetto stile Valenti: provocare e irridere gli avversari politici e contestualmente dire che i cattivi sono gli altri e fare le vittime”.
Insomma: ad opinione dei gruppi di centrodestra la città chiede a gran voce di mandare a casa questa amministrazione, e Simone Di Paola (tanto per rimanere nellla metafora musicale lanciata con il “disco rotto”) suona uno spartito completamente fuori contesto. Sembra quasi che il capogruppo del PD viva in una campana di vetro, ragionano quelli del centrodestra.
Centrodestra che, in ottica futura, respinge l'accusa di puntare al concetto del “levati tu che mi ci metto io”. “Noi – dicono i firmatari della nota di oggi - pensiamo oltre, al futuro della nostra città che in questi anni – aggiungono - l'amministrazione Valenti sta irrimediabilmente pregiudicando”.
Al consigliere Di Paola, accusato infine di arrampicarsi continuamente sugli specchi pur di difendere il sindaco Valenti, viene consigliato di entrare in giunta, vista quella che viene definita “la spasmodica ricerca di assessori”, con evidente riferimento alla nomina odierna del commercialista Michele Bacchi che succede al recente innesto di Roberto Lo Cicero. Anno nuovo che, dunque, riparte così come era finito il 2019, con sullo sfondo le polemiche e un clima da campagna elettorale che, almeno stando così le cose, difficilmente potrà cambiare.