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09
Aprile

A Ribera già occupati 12 posti letto covid, ora urgente disponibilità sub-intensive e intensive

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Pubblicato in Cronaca

Il momento storico nel quale il Covid Hospital di Ribera, dopo un dibattito lungo un anno,

finalmente ha cominciato a funzionare è quello probabilmente più delicato che potesse esserci. La diffusione quasi incontrollata di nuovi contagi sul territorio provinciale, infatti, desta più di una preoccupazione. A Ribera sono ben 178, e la situazione dei comuni dell'hinterland riberese, da Alessandria della Rocca a Bivona, da Cianciana a Cattolica Eraclea e così via, è tutt'altro che rassicurante. E così sono già occupati i primi 12 dei 16 posti letto disponibili in degenza ordinaria. L'attesa naturalmente adesso è che si vada celermente verso la disponibilità dei 24 che mancano all'appello a rendere così disponibili tutti i 40 posti letto che erano stati programmati. È diventato tuttavia assolutamente urgente disporre al più presto dei restanti 18 posti letto (8 di terapia intensiva e 10 di sub-intensiva) che il manager dell'Asp Mario Zappia aveva annunciato nei giorni scorsi per chiudere il cerchio della disponibilità di cure presso il "Fratelli Parlapiano". Tutto questo accade in una Ribera che si ritrova nuovamente "zona rossa", scattata alla mezzanotte di oggi, dopo la breve pausa di 48 ore dopo la scadenza del precedente lockdown. Situazione che, dunque, se da un lato continua a preoccupare (e non potrebbe essere altrimenti), dall'altro permette di allentare la pressione sugli altri ospedali di Agrigento e Sciacca. Anche se non può essere tralasciata la questione del personale impiegato per la gestione di questa emergenza, perché non si può dimenticare che i nosocomi di Ribera e Sciacca sono formalmente "accorpati", e di conseguenza gli operatori chiamati a lavorare in corsia non sembrano ancora aumentati. Si spera che la curva epidemiologica subisca un rallentamento, e che la imminente disponibilità di altre terapie intensive e sub-intensive anche a Ribera possa rappresentare solo un fatto più rassicurante sulla disponibilità di cure, senza però la necessità che si debba utilizzare i nuovi posti letto. Con ogni probabilità, guardando alla prospettiva futura, a quella post-pandemia, il Covid ci lascia in eredità un centro per le malattie infettive (quello che sorgerà all'interno del Fratelli Parlapiano) che è sicuramente un potenziamento dell'offerta sanitaria, in un superamento concreto di anni in cui, a soli 20 km di distanza, il "Giovanni Paolo II" e il "Fratelli Parlapiano" pretendevano di essere ospedali doppioni, mentre proprio perché "ospedali riuniti", potranno mettere a disposizione dell'utenza servizi ospedalieri e ambulatoriali diversi tra di loro, superando definitivamente ragionamenti improntati su campanilismi assolutamente anacronistici.

Letto 525 volte Ultima modifica il Venerdì, 09 Aprile 2021 13:50

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