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18
Gennaio

Il covo «bunker» di Messina Denaro: una camera blindata dietro l'armadio

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Pubblicato in Cronaca

E' di Errico Risalvato, 70 anni, ex consigliere comunale di Castelvetrano, città natale del capomafia, indagato e poi assolto dall'accusa di associazione mafiosa,

la casa di via Maggiore Toselli, a Campobello di Mazara, quella in cui il Gico della Finanza e i Carabinieri del Ros hanno scoperto il secondo covo di Matteo Messina Denaro. Errico è fratello di Giovanni Risalvato, altro nome noto alle cronache, condannato a 14 anni per mafia, titolare di un'impresa di calcestruzzi, uno dei più fidati uomini di Messina Denaro. Le indagini su Matteo Messina Denaro sono dunque arrivate alla scoperta di quello che potrebbe essere il vero «covo» del capomafia arrestato lunedì. Oltre all’appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, scoperto ieri, il capomafia avrebbe fatto realizzare una sorta di bunker all’interno di quest’altra abitazione nella stessa area, alla quale gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie all’analisi di alcuni dati catastali. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, proprio lo screening su questa serie di informazioni, assieme ad un’analisi del contesto scaturita da un’attività informativa e investigativa, ha infatti consentito di localizzare il covo. Un bunker, una stanza blindata occultata dal fondo di un armadio pieno di vestiti, dove Messina Denaro potrebbe aver nascosto non solo documenti e altro materiale legato alla gestione di Cosa Nostra passata e attuale, ma anche i soldi che gli hanno consentito l’agiata latitanza conclusasi con l’arresto presso la clinica "La Maddalena" di Palermo. La perquisizione dei Carabinieri è stata effettuata alla presenza del procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido. Intanto nell'inchiesta sulla latitanza del boss, dopo Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, risulta indagato un secondo medico, l'oncologo trapanese Filippo Zerilli: avrebbe eseguito l'esame del dna necessario alle cure chemioterapiche a cui il padrino di Castlelvetrano doveva sottoporsi. Il paziente si era presentato al medico con i documenti di Andrea Bonafede, il geometra che gli avrebbe prestato l'identità e che, come Zerilli, è finito ora sotto inchiesta. Ma la caccia ai fiancheggiatori è solo all'inizio. E' stata fissata per domani mattina, intanto, probabilmente nel carcere Pagliarelli di Palermo, anche l'udienza di convalida dell'arresto di Giovanni Luppino, l'agricoltore 59enne di Campobello di Mazara arrestato lunedì scorso dopo aver accompagnato il boss Messina Denaro nella clinica palermitana. Luppino è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Al giudice dovrà spiegare i suoi rapporti con il padrino ricercato per trent'anni.

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