l'operaio di 59 anni accusato dell’omicidio di Giuseppe Miceli, il marmista di Cattolica Eraclea ucciso il 6 dicembre 2015 all’interno del suo laboratorio in via Crispi. Il processo è in corso davanti la Corte di Assise di Appello di Palermo. Un iter giudiziario lungo e complesso. L’imputato, difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello, venne condannato a 24 anni di carcere in primo grado nonostante la richiesta dell’ergastolo avanzata dalla procura di Agrigento. In secondo grado, invece, il ribaltone con una sentenza di assoluzione “perchè il fatto non sussiste”. Nei mesi scorsi un nuovo colpo di scena con l’intervento della Cassazione che ha annullato l’assoluzione disponendo l’attuale processo-bis. Sciortino, rimasto fino ad oggi sempre in silenzio, rilascerà dichiarazioni spontanee alla Corte di Assise di Appello il prossimo 26 febbraio e non sono esclusi, a questo punto, colpi di scena. L’omicidio di Giuseppe Miceli, piccolo artigiano di Cattolica Eraclea, si consumò nel dicembre 2015 con il ritrovamento del cadavere all’interno del suo laboratorio. Gaetano Sciortino venne arrestato dai carabinieri due anno dopo il delitto. Ad “incastrarlo”, secondo l’ipotesi accusatoria: il ritrovamento di una scarpa in un’area rurale la cui impronta sarebbe compatibile con quella repertata dai RIS sulla scena del crimine; il presunto pedinamento del giorno precedente e la distruzione di alcune punte da trapano da parte dei figli dell’imputato (intercettati) che appartenevano alla vittima. Il movente, tuttavia, ancora oggi rimane un mistero. I familiari della vittima si sono costituti parte civile tramite l’avvocato Antonino Gaziano.