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Novembre

Processi "Annozero" e "Opuntia", le novità

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Pubblicato in Cronaca

 

Oltre 150 anni di carcere sono

state inflitte dal Gup del tribunale di Palermo a tredici persone, ritenute essere boss, gregari e favoreggiatori dei clan trapanesi, in particolar modo al servizio del latitante Matteo Messina Denaro. Il processo ha fatto seguito al blitz “Anno Zero” che, nel 2018, ha disarticolato clan e famiglie di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo. Le condanne riguardano il troncone che si è svolto con rito abbreviato. Nicola Accardo, capomafia di Partanna detenuto al 41 bis, ha avuto 15 anni di carcere; 12 per Antonino Triolo, 11 per Calogero Guarino, 11 anni e 4 mesi per Giuseppe Tilotta, 10 anni e 8 mesi per Leonardo Milazzo, 11 anni e 4 mesi per Paolo Buongiorno, 19 anni e 4 mesi per Vincenzo La Cascia, capomafia del clan di Campobello di Mazara, anche lui al carcere duro. A 18 anni e 4 mesi è stato condannato anche l’altro boss di Campobello Raffaele Urso, pure lui al 41 bis, 8 anni per Andrea Valenti, 12 per Filippo dell’Aquila, 8 per Angelo Greco. Due anni e 6 mesi sono stati inflitti a Bartolomeo Tilotta accusato di favoreggiamento, tre anni e 4 mesi a Mario Tripoli. Unico assolto Giuseppe Rizzuto. Altre 17 persone, invece, coinvolte nella stessa indagine, sono sotto processo con il rito ordinario: tra loro c'è anche il cognato di Matteo Messina Denaro, Gaspare Como. Nell'ambito dello stesso blitz, era stato arrestato anche un altro cognato del latitante, ossia quel Rosario Allegra che qualche mese fa è morto in carcere. Il blitz “Anno Zero” aggiornò al 2016 la presenza in vita del padrino di Castelvetrano, in costante contatto con il territorio tramite una rete blindata di postini e pizzini.

 

Sempre a proposito di processi di mafia, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha deciso di impugnare la sentenza di assoluzione che riguardava 4 imputati nell'ambito del processo scaturito dal blitz “Opuntia”. Erano stati assolti il medico Pellegrino Scirica, i fratelli di Menfi Giuseppe e Cosimo Alesi, e il saccense 55enne Domenico Friscia. Per loro, la DDA ha chiesto che la sentenza venga riformata. Per Vito Riggio, infine, condannato a 2 anni e 6 mesi, il giudice aveva riqualificato l'accusa da associazione mafiosa a favoreggiamento. Per tale motivo, la sentenza è stata impugnata dal legale dell'uomo che ne ha chiesto l'assoluzione.

 



 

Letto 1388 volte Ultima modifica il Martedì, 12 Novembre 2019 14:14

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