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06
Aprile

Figlia anziano riberese morto denuncia: "Condotte gravi, ho rischiato di perdere anche mamma"

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Pubblicato in Cronaca

Il padre è stato il primo morto di coronavirus a Ribera, la madre ha rischiato di fare la stessa fine.

E lei, tuttora in quarantena, ha deciso di rendere pubblica con una lettera l'odissea nella quale si è venuta a trovare la sua famiglia. L'iniziativa è di Francesca Liberto, figlia di Carmelo, l'87enne deceduto la notte del 21 marzo scorso all'ospedale "Umberto I" di Enna, dove pochi giorni prima era stato trasferito d'urgenza.

Tra fine febbraio e i primi di marzo Carmelo Liberto era stato ricoverato nel reparto di Medicina del "Giovanni Paolo II", e anche se il primo tampone a cui era stato sottoposto era risultato negativo, le sue condizioni si sono via via aggravate, con la definitiva conferma dell'avvenuto contagio subito avuta dal secondo tampone, quando però per lui non c'era più niente da fare.

Ma Francesca Liberto racconta che anche la madre, Giuseppa, di 83 anni, proprio nelle stesse ore in cui lo sfortunato coniuge spirava, è stata colta dai tipici sintomi del Covid-19. E così, nel terrore che si ripetesse la tragedia appena subita, al culmine di una faticosa "trattativa" con l'operatore del 118 (che ha costretto ad un intervento il responsabile dell'ufficio Igiene pubblica di Ribera Giuseppe Tortorici a cui la figlia dell'anziana nel frattempo si era rivolta), un'ambulanza ha prelevato l'anziana per trasferirla alla tenda pre-triage situata all'esterno dell'Area di emergenza del "Giovanni Paolo II". Il programma prevedeva un conseguente successivo trasferimento per il ricovero all'ospedale di Marsala. Tuttavia al pre-triage il medico di turno avrebbe sottoposto la donna solo ad alcuni accertamenti generici ma non al tampone rino faringeo né ad alcuna radiografia al torace. A riferirlo è la stessa figlia, che non esita a definire "gravissima" la decisione dell'operatore sanitario. Risultato: in assenza di diagnosi acclarata l'ospedale di Marsala avrebbe rifiutato il ricovero, e l'anziana donna è stata riportata a casa, "senza alcun presidio medico o sostegno terapeutico", denuncia la figlia, che oggi si dice pronta a far valere le sue ragioni di fronte all'autorità giudiziaria.

A giudizio della quale al pre-triage sarebbero stati contravvenuti i protocolli sanitari, gli obblighi di legge, le disposizioni degli organismi sanitari e perfino il buon senso. Tanto più che, nel frattempo, i sintomi si sono aggravati, la febbre è arrivata quasi a 40 e anche la saturazione di ossigeno è scesa sotto il 90%. Il medico curante della donna, d'accordo col dottor Tortorici, hanno dunque sottoposto l'anziana ad una terapia a base di antibiotici, e la situazione è migliorata. Il tampone è stato effettuato solo il 26 marzo. Tampone effettuato anche a Francesca (sposata e madre di due figli), con esito per fortuna negativo, mentre non si conosce ancora l'esito di quello della madre, fatto per il quale è stata chiesta una spiegazione al vertice dell'Asp, mettendo in evidenza - secondo Francesca Liberto - "una inaccettabile incertezza in ordine alla fine della quarantena di mia madre, oltre che del conseguente mio rientro in sicurezza in seno alla mia famiglia".  

Francesca Liberto definisce "incredibile" quanto capitato alla madre. "Per non parlare - osserva - di quanto successo a mio padre, che si era recato presso l’ospedale di Sciacca per essere curato uscendone infetto e compromesso, tanto che poi spirava presso l’ospedale di Enna privo della presenza e del conforto dei suoi cari". Ancora, per la donna "risulta inaccettabile che coloro che risultano preposti alla cura e alla tutela della salute dei cittadini abbiano posto in essere quelle che vengono definite "gravi condotte sotto diversi e graduati profili e del tutto inadeguate sotto l’aspetto gestionale, medico e umano, con omissioni nei presidi sanitari, ove regna un silenzio assordante e per certi versi reticente da parte dei responsabili della sanità pubblica, quasi che il non parlarne esorcizzi l’esistenza di un grave problema di inadeguatezza di uomini e strutture, anche se la maggior parte degli addetti è all’altezza dei propri compiti. Ma - scrive la donna, "come in ogni guerra, oltre agli eroi vi sono i pavidi, gli incapaci e gli inadatti". Preoccupata per le condizioni di salute di sua madre, Francesca Liberto si dice "angosciata per quello che malauguratamente potrebbe succedere se la situazione sanitaria precipitasse anche ad altri". 

Letto 1781 volte Ultima modifica il Lunedì, 06 Aprile 2020 14:08

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