È chiamata a decidere la risposta ufficiale da dare alla richiesta di Ignazio Bivona della Lista Messina (richiesta fatta a nome della maggioranza numerica), di condividere, sulla scia di una invocata pacificazione sociale, la scelta di Ignazio Messina per la carica di presidente del consiglio comunale. A 24 ore dalla seduta di insediamento dell'aula, dunque, Messina continua ad essere il tema centrale del dibattito politico cittadino. La controparte ieri si è riservata di pronunciarsi. Anche se Leonte si è già detto perplesso e Curreri ha fatto notare che sarebbe stato opportuno proporre quanto meno una rosa di nomi, e non un solo nome sulla scia dell'antico adagio "o bere o affogare".
La questione ha inevitabilmente un'importanza politica. Ma, al tempo stesso, più concretamente, Messina può diventare presidente di Sala Falcone Borsellino senza bisogno di alcuna intesa con nessuno. D'altra parte gli servono almeno 13 voti. E, escludendo Maurizio Blò, eletto con la Lista Mangiacavallo, che dovrebbe avere le mani libere, ufficialmente Messina di voti ne ha 15, ossia: quello di se stesso e quelli di Ignazio Bivona, Raimondo Brucculeri, Clelia Catanzaro, Luca La Barbera, Calogero Bono, Gaetano Cognata, Carmela Santangelo, Alessandro Grassadonio, Filippo Bellanca, Paolo Mandracchia, Pasquale Bentivegna, Nino Venezia, Isidoro Maniscalco e Lorenzo Maglienti.
Tuttavia, pacificazione sociale o meno, indiscrezioni piuttosto accreditate riferiscono che non tutti, in questo gruppo che pure è apparentemente robusto, sarebbero entusiasti di questa decisione di eleggere Messina a capo dell'aula. Un'operazione che suscita più di qualche dubbio, compresa la questione dell'annunciato ricorso al Tar contro il risultato del primo turno. Ricorso al Tar che, però, Messina pare non abbia ancora presentato, e questo pur avendo da tempo acquisito i documenti necessari per poterlo fare. Questo fatto potrebbe avere un significato. Probabilmente sul ricorso (o, a questo punto, sul possibile "non ricorso") ogni decisione verrà presa dopo che saranno eletti i vertici di Sala Falcone Borsellino. Vertici per i quali, oltre al nome di Messina, è stato proposto (per la vice presidenza) anche quello di Alessandro Grassadonio. Il quale, nella prospettiva, diventerebbe una specie di vice presidente del Csm, considerati gli impegni di Messina.
L'intesa sul nome di Messina presidente sarebbe stata promossa dal diretto interessato in accordo con l'ex parlamentare Giuseppe Marinello, con cui condivise il ruolo di deputato nazionale nel periodo tra il 2008 e il 2013. Un motivo, questo, che potrebbe registrare già la prima defezione, ovverosia quella di Gaetano Cognata. Il quale, stando a quanto si apprende, avrebbe già comunicato al partito di Fratelli d'Italia (nella cui lista è stato eletto) la propria intenzione di operare una scelta diversa. Una defezione possibile che, di fatto, se confermata, potrebbe fare scricchiolare la decantata compattezza di questo raggruppamento. Ora, pensare ad un possibile "effetto domino" dopo Cognata forse è eccessivo. Ma, di fatto, il partito ultimo arrivato nella coalizione è quello all'interno del quale potrebbe generarsi la spaccatura più significativa. E se domani sera non ci saranno subito i 13 voti della maggioranza qualificata richiesta, le briglie per le successive votazioni potrebbero sciogliersi.
Potrebbe esserci anche questo elemento a indurre i consiglieri comunali che fanno riferimento all'amministrazione Termine di declinare gentilmente l'invito di Ignazio Bivona a sostenere la candidatura di Messina a capo di Sala Falcone-Borsellino. In attesa di capire i prossimi sviluppi, l'intenzione degli 8 consiglieri che fanno capo a Fabio Termine potrebbe essere quella di votare scheda bianca. Oppure di sfidare la maggioranza numerica dichiarando di votare per un altro componente della coalizione Messina, dunque non per lui, giocandosela sulla possibilità che a quel punto siano i franchi tiratori a scegliere il nuovo presidente del consiglio comunale. Si sa per certo che si vota su schede precompilate, con tutti i nomi dei 24 consiglieri, con la possibilità di segnare una x sul candidato prescelto. Una modalità contro il voto rintracciabile richiesta (e approvata) cinque anni fa da Alessandro Curreri.