A sostenerlo Marcello Panzica, dirigente dell’assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente, primo teste della difesa degli imputati, che di fatto scagiona il direttore della riserva Domenico Fontana e il dipendente del sito Daniele Gucciardo, imputati di omicidio colposo insieme al dirigente della Regione Francesco Gendusa. Lo si legge nel Giornale di Sicilia di oggi.
Si è svolto ieri, al Tribunale di Agrigento, il secondo giorno consecutivo di udienze al processo per la tragedia delle Macalube dove, il 27 settembre del 2014, morirono, travolti dal fango di un’esplosione, i fratellini Carmelo e Laura Mulone, di 9 e 7 anni, mentre facevano una passeggiata insieme al padre Rosario, un appuntato dei carabinieri all’epoca in servizio alla caserma di Joppolo. Il giorno prima Fontana si era difeso rispondendo per ore alle domande del pm Carlo Cinque, dei difensori di parte civile e difesa e del giudice Giancarlo Caruso, davanti al quale si celebra il processo.
Il direttore della riserva, attuale assessore all’Ambiente del Comune di Agrigento, aveva spiegato di avere “sollecitato ogni anno la Regione a provvedere al finanziamento di un monitoraggio”. Panzica, chiamato a testimoniare dalla difesa degli imputati è andato anche oltre spiegando che “Legambiente non era affatto tenuta a vigilare sulla sicurezza, il regolamento non prevedeva questo. In base alla convenzione doveva limitarsi a promuovere la riserva dal punto di vista ambientale. Non spettava a loro verificare l’adeguatezza dei sistemi di sicurezza”.
Diverse le ispezioni ricevute alle Macalube da parte della Regione Siciliana nei confronti di Legambiente per la gestione della riserva, chiusa da Crocetta il giorno dopo la tragedia, e nessuna irregolarità è stata registrata.
Il personale dell'associazione, è emerso durante il processo, ha dei poteri così limitati che in presenza di trasgressori non può nemmeno intervenire direttamente, può solo limitarsi a chiamare le forze dell'ordine. Legambiente aveva il solo compito, quindi, a quanto pare, di valorizzare il sito che attirava migliaia di turisti. Nient'altro.
Il processo proseguirà, adesso, il 9 ed il 10 ottobre per ascoltare i consulenti tecnici degli imputati chiamati a smontare le tesi del geologo Carlo Cassaniti che ha redatto una relazione per conto della Procura arrivando alla conclusione che “il fenomeno eruttivo era assolutamente da prevedere e con un percorso di sicurezza si sarebbe evitata la strage”. Ma c'è ancora da capire chi avrebbe dovuto assurgere a questo ruolo, stabilendo quindi, una volta per tutte, chi siano i responsabili della morte dei piccoli Carmelo e Laura Mulone.