Lo hanno annunciato questo mattina nella sala “Giovanni Paolo II” del Palazzo Arcivescovile di Agrigento, l’arcivescovo Francesco Montenegro e l’arcivescovo coadiutore Alessandro Damiano. La data scelta non è casuale, ma quella dell’anniversario della visita di san Giovanni Paolo II nella valle dei Templi di Agrigento, il 9 maggio del 1993, passato alla storia l’anatema contro la mafia . In preparazione all’evento saranno predisposte delle iniziative di carattere civile ed ecclesiale sulla figura del prossimo Beato. A proporre la beatificazione del “giudice ragazzino” fu mons Carmelo Ferraro, ma fu poi avviato il 19 luglio del 2011 dall'arcivescovo Francesco Montenegro, con la fase di raccolta degli atti che si concluse nel 2017. Il 21 dicembre scorso Papa Francesco con un decreto ne ha riconosciuto il martirio in odium fidei. Rosario Livatino, è passato alla storia come "il giudice ragazzino", perché quando morì, per mano di quattro killer e per ordine della Stidda agrigentina, lungo la statale che ogni mattina percorreva con la sua auto da Canicattì ad Agrigento, aveva 38 anni. E’ stato il più giovane dei 27 magistrati uccisi. Nato a Canicattì,il 3 ottobre del 1952, si era laureato in Giurisprudenza a 22 anni con il massimo dei voti ed era entrato in magistratura, tra i primi al concorso, nel 1978, dopo aver già vinto un altro concorso pubblico. ll 21 settembre del 1990, quando venne ucciso, era giudice di Tribunale, in servizio ad Agrigento. Stando alla sentenza che ha condannato esecutori e mandanti del suo omicidio, Livatino è stato ucciso perché «perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale. Una vita esemplare e riservata la sua, fatta di lavoro e famiglia, e con una grande fede cristiana che a distanza di 31 anni dalla morte vede la sua proclamazione a beato.