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Ti trovi qui:AttualitàFondi per le dighe siciliane, ma la crisi idrica resta
01
Marzo

Fondi per le dighe siciliane, ma la crisi idrica resta

Scritto da  Redazione3
Pubblicato in Attualità
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Ci sono anche gli invasi Fanaco e Garcia tra

quelli destinatari di un finanziamento CIPE, per il tramite regionale, per mettere in sicurezza e ammodernare gli impianti. Le due dighe sono tra quelle maggiormente utilizzate per i fabbisogni idrici, potabili ed irrigui, della parte occidentale della provincia di Agrigento. La diga Fanaco, sita a Castronovo di Sicilia, nel palermitano, ottiene fondi per 700 mila euro, mentre la diga Garcia, di Contessa Entellina, ha a disposizione 1 milione di euro. In totale, la Regione ha destinato 66 milioni di euro per le dighe siciliane, somme utili alla manutenzione e completamento di alcuni impianti.

Si tratta di lavori sollecitati recentemente dal governo regionale per fronteggiare e risolvere l’emergenza idrica nell'Isola, problema di cui si è molto dibattuto negli ultimi giorni a causa della scarsa quantità di acqua presente negli invasi, cosa che potrebbe mettere a rischio l'approvvigionamento idrico per le campagne, soprattutto, in estate. Le piogge degli ultimi giorni hanno dato una boccata d'ossigeno, ma non sono bastevoli. Secondo il governatore, Nello Musumeci, i cantieri si dovranno aprire entro il 2020.

Il potenziamento delle infrastrutture è la risposta della Regione, quindi, alla crisi idrica persistente negli invasi. Ad oggi, nessuna apertura viene, da fonti politiche regionali, per la costruzione della Diga Valentino, sul Sosio Verdura, idea e progetto vecchio di 50 anni, che potrebbe risolvere per sempre l'emergenza idrica della zona, evitando che 150 milioni di metri cubi di acqua all'anno, dal fiume Verdura, si disperdano in mare. Se tale ipotesi, trova il consenso degli agricoltori e delle sigle sindacali del comprensorio riberese, non altrettanto si può dire di coloro che hanno terreni siti nella parte alta della valle. A schierarsi apertamente contro la diga Valentino è, per esempio, l'ex sindaco di Giuliana, Francesco Quartararo, secondo il quale non si può permettere che le migliori terre del territorio giulianese, di Chiusa Sclafani e dei comuni limitrofi vengano sommerse dalle acque della papabile nuova diga. Sono in particolar modo questi territori ad essere contrari alla realizzazione dell'invaso.

Le aziende agricole di Giuliana e Chiusa Sclafani, operanti nelle contrade di Piscopo Tarantoni, Carletto, Quarto e Taja Sottana, potrebbero subire ripercussioni importanti se tale progetto andasse in porto. Una situazione controversa, difficile trovare un punto di incontro tra le necessità di tutte le parti. In ogni caso, al momento, non c'è nulla di concreto. Solo un'idea, senza soldi.

 

Ultima modifica il 01 Marzo 2018letto: 876 volte
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