un natante che stava trainando una barca più piccola, di legno e vuota, di quelle normalmente utilizzate per distendere le reti. Di lì a poco, in un secondo passaggio del velivolo, gli operatori di Frontex hanno visto che la barchetta non era più vuota ma carica di persone, e che soprattutto non era più trainata dal natante più grande, che nel frattempo aveva invertito la rotta in direzione Libia.
È dunque scattata una vasta operazione che ha visto intervenire sul campo uomini e mezzi di un nutrito gruppo interistituzionale: procura della Repubblica di Agrigento, Marina militare e Guardia di Finanza. Intervento culminato con l'arresto di 6 egiziani, tutti accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. Sono considerati i componenti dell'equipaggio del motopeschereccio in questione, a bordo del quale erano stati trasportati 68 di esseri umani provenienti da diversi paesi: Bangladesh, Egitto e Marocco. Giunta in acque territoriali italiane, la barca carica di uomini è stata presa in consegna da un natante delle Fiamme Gialle e scortata fino al porto lampedusano, dove i migranti sono stati identificati, accolti e sottoposti ai rilievi di polizia.
Contestualmente, il peschereccio “madre” giunto ormai, a notte inoltrata, a 35 miglia dalle coste libiche, è stato inseguito e bloccato dal guardacoste della Guardia di finanza sotto la protezione dei fucilieri della Brigata san Marco. Imbarcazione, quindi agganciata al traino del Pattugliatore Multiruolo “Monte Cimone” della Guardia di Finanza di Messina inviato sul posto in supporto alle operazioni e condotta nel porto di Lampedusa per lo svolgimento dei necessari approfondimenti investigativi.
La piena e fattiva sinergia tra le varie amministrazioni dello Stato, ognuna per la parte di propria competenza, ha permesso la buona riuscita della complessa ed articolata attività di polizia di alto mare a conferma della validità delle procedure in vigore tra le Istituzioni coinvolte.