È quanto viene fuori dalla raffica di domande presentate all'Inps e che probabilmente configura una situazione comune anche ad altri enti pubblici. Un decreto che permette di andare in pensione anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi versati. Una facoltà consentita per il triennio 2019-2021 a tutti gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle sue forme esclusive e sostitutive gestite dall’Inps.
Nella Pubblica Amministrazione chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 conseguirà il diritto alla pensione a partire dal prossimo mese di luglio. Dal primo aprile in poi bisognerà attendere almeno 6 mesi per potere andare in pensione.
Sono decine le istanze già presentate. In assenza di possibili ripensamenti, alla fine del 2019 gli uffici pubblici potrebbero avere perduto l'ennesima fetta consistente di una pianta organica sempre più ridotta ai minimi termini. Il governo, nell'ottica di porre rimedio alle oggettive storture causate dalla legge Fornero, è andato avanti pur in un clima di scontro con lo stesso presidente dell'INPS Tito Boeri che ha lamentato la presunta inapplicabilità di questo nuovo sistema pensionistico. Se tra gli obiettivi c'è quello di agevolare il ricambio generazionale e aiutare i giovani a trovare lavoro, manca un passaggio fondamentale. Nel pubblico impiego, infatti, non esiste il turnover, e per ogni soggetto che va in pensione non è possibile assumerne un altro. L'unica possibilità è la mobilità che, però, deve pur sempre fare i conti con le esigenze di bilancio, che non permettono certamente di fare follie.
Vent'anni fa al comune di Sciacca c'erano 500 dipendenti. Oggi il numero si è pressoché dimezzato. Ne sanno qualcosa alcuni settori strategici come lo stesso Ufficio Tecnico, dove alcune delle figure apicali sono già andate in pensione e senza bisogno nemmeno di aspettare la riforma della quota cento. La conclusione inevitabile è che di questo passo il rischio è quello di non potere più garantire nei confronti degli utenti la regolarità, soprattutto nella tempistica, di procedimenti amministrativi degni di questo nome.
La situazione è di oggettiva emergenza, dunque. Se non si trovano delle soluzioni gli enti locali rischiano di diventare in breve delle cattedrali nel deserto, senza personale e privo di strutture organizzative in grado di fronteggiare tutte le esigenze che un comune è chiamato a dare. E sarà difficile per il cittadino pensare di continuare a prendersela sempre e solo con la parte politica.