Questo l'allarme lanciato da produttori e associazioni di categoria. In Sicilia, dati alla mano, non piove da metà novembre. Sono trascorsi tre mesi da allora. Continuando così il rischio è quello di avere rubinetti a secco per l'estate. Invasi e dighe sono in difficoltà. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ci sono circa 73 milioni di metri cubi di acqua in meno. Si tratta dell'inverno più secco nella storia siciliana. Dalla Regione non si può far altro che buon viso a cattivo gioco: “Per ora gli invasi sono pieni a metà, aspettiamo le precipitazioni”. Gli agricoltori lanciano l’allarme caldo, in generale, per tutte le colture, ma in particolar modo per grano, cereali e olivi. Sull'orlo della disperazione anche il settore della pastorizia. Il record negativo delle precipitazioni spettano alle province di Trapani e Agrigento che hanno chiuso gennaio con zero millimetri. Le uniche località che hanno visto qualche goccia d’acqua sono quelle della costa settentrionale e orientale, fra Palermitano, Messinese e parte del Catanese. Quote, comunque, minime. A Messina, a gennaio, 9 millimetri, a Palermo 0,5 millimetri di pioggia. Complicata la situazione delle dighe. In difficoltà il Lago Arancio tra Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Sciacca e il Lago di Lentini tra Siracusa e Catania. A febbraio, su 25 dighe su 26 censite e gestiste dalla Regione ci sono 539 milioni di metri cubi d’acqua contro i 612 del febbraio dell’anno scorso. Nel Palermitano la diga Rosamarina, per esempio, ha appena 55 milioni di metri cubi rispetto a una capacità di 100, la diga Garcia ne ha 44 milioni su 80, Piana degli Albanesi 16 milioni rispetto ai 32 che potrebbe contenere. Dal servizio Dighe del Dipartimento regionale Acque e rifiuti chiedono di vedere il “bicchiere mezzo pieno”: “Se nei prossimi quattro mesi pioveranno almeno 15 centimetri d’acqua, potremmo arrivare allo stesso livello dell’anno scorso e scongiurare una emergenza estiva. Dobbiamo aspettare fino a metà aprile per avere il polso della situazione”. Secondo le stime, basterebbero 100 millimetri di pioggia per avere 10 milioni di metri cubi in più, per esempio, nella diga Poma che al momento ne ha 14 milioni in meno rispetto al febbraio 2019. Conseguenze di un clima ormai impazzito che anticipa o ritarda i consueti ritmi delle piante e delle colture, mutamenti climatici a cui nessuno sembra prestare la dovuta attenzione.