confiscato un ingente patrimonio ad un famoso mercante d'arte. Si tratta di Giovanni Franco Becchina di Castelvetrano. Il decreto di confisca è stato emesso su proposta della Procura della Repubblica di Palermo ed ha riguardato un cospicuo patrimonio mobiliare, immobiliare e societario, riconducibile al commerciante internazionale d’opere d’arte e reperti di valore storico – archeologico, indiziato di avere instaurato nel tempo legami con le cosche mafiose, in particolar modo con quelle della provincia di Trapani. La confisca è avvenuta a seguito dell'accoglimento delle accuse a suo carico e consolida il sequestro già operato nel 2017, che aveva aggredito beni per un valore di oltre 10 milioni di euro. Il soggetto – in passato – è stato titolare anche di imprese operanti in Sicilia in diversi settori commerciali come quello della vendita di cemento, della produzione e distribuzione di generi alimentari e di olio d’oliva.
Le indagini, condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia, sotto il coordinamento della Procura di Palermo, hanno dimostrato che, per oltre un trentennio, il mercante d'arte avrebbe accumulato ricchezze su ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti archeologici, molti dei quali trafugati clandestinamente dall'importante sito archeologico di Selinunte, furti che sarebbero avvenuti grazie ai cosiddetti tombaroli, che si presume siano stati al servizio di “Cosa Nostra”.
Non solo. Il ricco mercante d'arte avrebbe tenuto in custodia migliaia e migliaia di reperti storici, stipati in cinque magazzini di Basilea, in Svizzera, magazzini nella sua disponibilità ed individuati a seguito di rogatoria internazionale. Proprio a Basilea, Becchina avrebbe aperto una nuova ditta dedita al commercio di opere d'arte. Quei reperti, conservati con tanta cura in terra elvetica, secondo le accuse, sarebbero il frutto di anni ed anni di furti, scavi clandestini e depredazioni di siti archeologici. Nel dettaglio sono stati sottoposti a confisca 2 compendi aziendali, 38 fabbricati, 4 automezzi, 24 terreni, nonché appartamenti ed uffici, molti dei quali facenti parte dello storico settecentesco Palazzo dei Principi Tagliavia-Aragona-Pignatelli di Castelvetrano. Secondo le deposizioni di pentiti del calibro di Rosario Spatola, Vincenzo Calcara, Angelo Siino e Giovanni Brusca, Giovanni Franco Becchina, 78 anni, sarebbe stato sempre particolamente legato alla famiglia Messina Denaro, prima al padre don Ciccio, e poi al latitante Matteo.